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Braingate, l'impianto cerebrale che trasforma pensieri in azioni

Le tecnologie in grado di interfacciare il cervello umano con i computer esistono da diversi anni e svariati studi puntano a sfruttare questa interazione a fini medici, soprattutto nell'ambito del miglioramento delle condizioni di vita per persone affette da malattie neurologiche, lesioni o perdita dell'uso degli arti.
 
Qualche mese fa abbiamo visto importanti progressi nella cura delle paralisi e di come l'uso di elettrodi potrebbe un giorno consentire a persone affette da disabilità motorie, di camminare di nuovo, oggi parliamo di una tecnologia che rema nella stessa direzione ma che non riguarda la mobilità.
 
L'innovativo sistema in studio si chiama Braingate 2, i cui primi risultati sono stati pubblicati lo scorso 21 novembre dal sito di ricerca medica PLOS One. I test sono stati svolti su 3 persone paralizzate dal collo in giù e risultano piuttosto incoraggianti, infatti, utilizzando solamente le intenzioni scaturite dal pensiero di eseguire un'azione, queste sono state in grado di eseguire una serie di attività comuni su un tablet, come la navigazione sul web, l'invio di mail, una serie acquisti online e l'esecuzione di musica su un piano digitale.
 
 
Come funziona Braingate 2? il sistema risulta ovviamente un po' invasivo , è necessario infatti impiantare una serie di micro-elettrodi nel cervello dell'utente ospite. Questi sono in grado di identificare in tempo reale i segnali neurali associati all'intenzione, ad esempio, di muovere un arto. In effetti, gli elettrodi sono posizionati in un'area specifica della corteccia motoria, ossia quella che coadiuva il controllo dei movimenti.
 
L'attività neurale raccolta, è stata poi inviata ad un mouse virtuale abbinato in modalità wireless ad un tablet, permettendo così qualcosa che ha quasi del miracoloso, trasformare il pensiero in azione. Secondo la ricerca questa tecnologia soffre ancora di alcuni limiti, ad esempio non è stato possibile per i partecipanti utilizzare funzioni comuni come lo scorrimento su e giù con la rotellina sul browser, le operazioni multitouch, il trascinamento di oggetti sullo schermo e altre operazioni legate al clic del mouse, tuttavia le funzioni di accessibilità offerte dai sistemi operativi mobili attuali potrebbero tranquillamente sopperire a queste mancanze, migliorando le interazioni.
 
Limiti a parte, la ricerca parla piuttosto chiaro: pazienti affetti da disabilità pesanti potranno presto ripristinare la capacità di comunicare senza la necessità di utilizzare attrezzature costose. In effetti, se non consideriamo l'impianto degli elettrodi nel cervello, operazione in ogni caso economica, tutto il resto dei compiti è svolto da un software, pertanto i costi risultano ridottissimi.
 
Come spesso affermiamo nell'affrontare notizie di questo genere, è bello vedere come la tecnologia a volte non risulti solamente futile, ma sia in grado di offrire un concreto aiuto a persone meno fortunate, consentendo di vivere una vita migliore.

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